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Maschio

Ultimo Aggiornamento: 24/09/2012 15:14
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25/08/2009 13:37
 
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CAPITOLO 11
Il viso di Amanda si contraeva dal piacere. La stavo scopando da dietro ormai da più di mezz’ora mentre il ridicolo zio legato come un salame osservava la scena che si presentava a pochi centimetri dalla sua faccia pietrificata.
- Si, Roberto , scopami, scopami! – urlava Amanda ad ogni mio colpo.
- Guarda tuo marito, guardalo mentre ti scopo e digli cosa pensi di lui – incalzai io.
- Si, ok, si, ma tu non smettere, amo il tuo cazzo!! – ormai Amanda urlò presa dall’orgasmo che stava giungendo.
- Dì a tuo marito la differenza tra me e lui! Dì che il suo ridicolo cazzettino non potrà mai soddisfarti!! Diglielo!!!! – urlai mentre con una mano le stringevo forte il seno di sinistra.
- Si, Arturo sei un coglione! Non sai scoparmi ! Mi vergogno di averti come marito! –
- Si, Amanda , guardalo negli occhi! –
- Si, si , si, guarda come mi fotte Roberto, guarda come ti ha umiliato, si..si…siiiiiiii – venne accasciandosi al suolo.
Appena si riprese da quel piacere che le avevo provocato, le posi il mio cazzo ancora duro e iniziò uno splendido pompino di fronte al marito.
- Ne vuoi un po’ Arturo? – rise Amanda mentre iniziava a baciarmi il glande turgido del mio cazzo.
- Guarda Amanda, è pure eccitato quella merdaccia di tuo marito! – risi con gusto.
- Hai ragione, guarda che fusillino duro che ha in mezzo alle gambe, sei davvero ridicolo Arturo! – mentre con una mano pizzicava con la mollettina dei capelli il suo cazzetto duro.
- Sai a cosa sembra Amanda? –
- No, dimmi –
- Hai presente i capunsei che si mangiano nell’alto mantovano? –
- Si, quelli fatti col pane, hai ragione, ha proprio un capunsei in mezzo alle gambe! –
- Sei ridicolo zio, sei un uomo che non vale un cazzo, vali quanto un capunsei – e risi con gusto mentre Amanda venne inondata dal mio caldo sperma.
Mi ricomposi e lasciai alla moglie l’arduo compito di slegare il marito. L’avevo legato così tanto che aveva i segni delle corde su tutto il corpo. Lo guardai con odio e ribrezzo, mi abbottonai i jeans e mi misi le scarpe e uscii dalla camera da letto per dirigermi in giardino per fumarmi una sigaretta prima di andarmene a letto.
Me l’accesi e guardai la luna. Era piena . Rifletteva la sua luce nel laghetto dove tenevamo le trote e quell'atmosfera mi incuriosì tanto da avvicinarmi alla riva.
C’era una pace nell’aria, una tranquillità in acqua in antitesi alla vivacità e aggressività dell’atmosfera in camera da letto di mio zio. Ne ero stato il protagonista, il guerriero ed ora mi riposavo ai margine del lago come un vincitore che si rilassa dopo una sfida.
- Assomigli a me da giovane – sentii una voce familiare dietro alle spalle.
Mi voltai era mio padre.
- Ciao Pà ! – risposi riguardando l’acqua del laghetto.
- Ero come te, un grandissimo figlio di puttana ! –
- Dici?-
- Si, ho appena sentito che hai combinato in casa di zio Arturo –
- Beh, se non lo facevo io, l’avrebbe fatto qualcun altro non trovi? –
- Probabile –
- E’ un sottomesso, un coglione! –
- Può essere –
- Si, lo è, ed io ho solo fatto ciò che lui non è in grado di fare a sua moglie, farla godere! –
- Non tutti sono stalloni ! –
- Giusto, quindi che vuoi dirmi? –
- Perché dovrei dirti qualcosa? –
- Perché Pà tu non parli mai senza motivo, quindi se sei venuto qua devi per forza venirmi a dire qualcosa –
- No, volevo solo raccontarti una storia –
- Dimmi se non è troppo lunga – risposi seccato.
- Sei uguale a me, stesso carattere, stessa arroganza ! –
- Allora dimmi questa cavolo di storia no? Così poi ce ne andiamo a letto! –
- Ok, devi sapere che quando ero un giovane come te, ero nell’esercito. Avevo fatto tante missioni e un giorno ritornai a casa. Credimi nel periodo di guerra mi ero scopato le donne come si mangiano le arachidi l’ultima notte dell’anno. Una dopo l’altra. Avevo quasi il disgusto. Tornato a casa dopo aver scopato le mogli di alcuni miei amici , incontrai tua madre. Fu amore e da quel giorno, credimi ho attaccato le scarpette al chiodo. Capii più tardi che lo facevo per una delusione d’amore del passato e solo quando tua madre mi fece sorridere di nuovo , io tornai l’uomo che ero. Quindi un giorno capirai che cosa ti spinge ad umiliare così le persone e troverai la pace.
- E’ differente Pà, io non sono stato mai deluso da nessuna.
- Dici? –
- Si –
- Sarebbe sufficiente che dicessi un nome – disse mio padre Samuele guardandomi negli occhi.
Lo guardai con rabbia e me ne andai , lasciandomi alle spalle il lago e mio padre.
In quel momento una lacrima mi scese ed odiai tutto me stesso per quelle lacrime. Feci la valigia e me ne andai consapevole che non sarei mai più ritornato nella dimora dei miei.

( continua )
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