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Il conflittogramma

Ultimo Aggiornamento: 01/08/2008 22:55
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31/07/2008 12:13
 
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IL CONFLITTOGRAMMA


Questo articolo è stato ripreso dal Workshop tenuto a Riccione il 30 novembre 2007 dal dott. Marco Pizzi e il dott. Alessandro Spreafichi all’interno degli autori di Macromedia Edizioni.

DAL GENOGRAMMA AL CONFLITTOGRAMMA

L’argomento viene trattato con più ampiezza nel libro in pubblicazione dal (probabile) titolo: “Traumi e risoluzione” n primavera sotto la Macromedia Edizioni.
Negli anni ’60 si sviluppa la psicosomatica.
La psicosomatica è una delle aree di interconnessione tra medicina e psicologia. Il suo obiettivo è di capire in quale modo la psiche interviene sul corpo, ovvero quanto di psichico ci sia nelle malattie e/o disagi di cui si può soffrire.
Al suo interno si sviluppano più branche di sapere e di ricerca, le quali aumentano costantemente.
In realtà questo approccio nasce durante la seconda guerra mondiale, poiché in quell’epoca le ferite riportate da molti soldati, il “burn out”, le difficoltà vissute, i traumi subiti (i tanti lutti) lasciavano ben capire che ci deve essere una stretta interconnessione tra psiche e corpo.
Potremmo anche sostenere che non si tratta di niente di nuovo, visto che già migliaia di anni fa questo concetto era chiaro.
Verso il 1980, grazie all’espansione delle ricerche americane - le cosiddette “body mind connection” nasce la psiconeuroimmunologia.
• Perché è importante questo settore di scienza interdisciplinare?
• Perché le loro ricerche avevano evidenziato che GLI STATI D’ANIMO DELLE PERSONE INFLUISCONO SULLE RISPOSTE IMMUNITARIE (Adler, 1981).
Potremmo disquisire, in termini hameriani, sul significato ed il senso del sistema immunitario, ma ciò che è importante cogliere è un altro aspetto: diventa chiaro che non siamo semplicemente agenti passivi alle malattie ma ne siamo agenti attivi che, tramite il nostro umore possiamo condizionare le malattie.
Ma se è il nostro umore a condizionare i nostri eventi (non solamente le malattie), potremmo chiederci:
• da cosa dipende l’umore di una persona?
• Quanto incide il rapporto dei primi anni nel rapporto madre-bambino?
• E quanto incide quindi il legame che si crea con gli adulti protettivi (i genitori)?
• Ma, a loro volta, le scelte, le modalità educative, emotive, culturali e sociali dei genitori, da cosa dipendono?
Il singolo individuo, sino a che non si svincola dalle molte dipendenze, rimane ancorato al proprio modello familiare, sociale, morale, educativo, ecc..
Quando cresce, questo bambino potrebbe riconoscere una propria identità, ma per farlo deve liberarsi dell’ “identità collettiva”. Sino a quel momento non dispone di “sé stesso” ma di un “sé come gli altri vogliono che sia” (le aspettative familiari per esempio). Se rimane imprigionato in questa struttura di richieste esterne, e concepisce, quale unico riferimento, le richieste esterne (genitori, gruppo sociale, politico, religioso, ecc..) si troverà imprigionato in un personaggio diverso da quello che si potrebbe percepire.
Diventa un “non sé”.
In questo modello sociale sono tantissimi i “non sé”.
Questi meccanismi sono particolarmente favoriti dalle paure instaurate (per esempio la paura di non trovare un lavoro) ed i sensi di colpa.
Ma quante persone possono definirsi allora libere?
Un aspetto cruciale diventa il modo in cui si possono affrontare le crisi evolutive. In particolare le crisi in ambito familiare.
LE CRISI: Ogni evento critico comporta anche la negoziazione di ruoli (marito, padre, figlio…) e di funzioni (chi fa cosa per chi), e quindi una riorganizzazione delle relazioni.
Quando una famiglia non è in grado di modificare il suo stile relazionale e la sua organizzazione strutturale, rimarrà bloccata nella crisi, senza possibilità di un processo evolutivo, per cui vivrà una situazione di grande sofferenza e disagio, che può manifestarsi nel comportamento sintomatico di uno o più dei suoi membri. (il paziente designato)
Allo stesso modo, quando le generazioni precedenti non riescono a trattare i sentimenti di colpa e di vergogna, di perdita irreparabile, trasferiscono tali sentimenti di incapacità sulle generazioni successive.
Per evidenziare le configurazioni relazionali che caratterizzano la famiglia ai diversi livelli generazionali, in ambito terapeutico e di ricerca è utilizzato il GENOGRAMMA

• Il genogramma è uno strumento carta e matita in cui il soggetto è invitato a rappresentare graficamente la struttura familiare, includendo tutte quelle persone che, anche se non sono legate alla famiglia da vincoli di sangue, hanno rivestito un ruolo significativo durante il ciclo vitale della famiglia stessa.
• Il genogramma esprime la funzionalità del sistema familiare e il processo evolutivo che lo ha caratterizzato nel tempo, ovvero il modo in cui la famiglia ha gestito i diversi eventi critici del suo ciclo di vita.
• Il ripetersi di certi comportamenti nella storia familiare, il tipo di relazioni intercorrenti fra i membri della famiglia nel corso delle generazioni possono essere infatti indicativi della funzionalità stessa del sistema.
• Ma quanti modelli familiari esistono?
• E in che modo il genogramma e, successivamente, il conflittogramma possono essere importanti strumenti per permettere la risoluzione dei conflitti?
• Ma possono le modalita’ familiari incidere sullo sviluppo e decorso di una malattia?
• Possono essere all’origine di una malattia?

IL CONFLITTOGTRAMMA DIVENTA ALLORA L’ESTENSIONE DEL GENOGRAMMA.

La ricerca quindi non solo delle dinamiche e delle sofferenze di una persona all’interno della sua storia ma anche la ricerca di malattie nelle generazioni precedenti, sia a livello di prevenzione che di intervento psicoterapeutico
• Come hanno affrontato le generazioni precedenti le loro malattie?
• E a quale modello familiare fanno capo?
• Quali quindi le risorse per una persona di affrontare in modo evolutivo la malattia?
Il conflittogramma diventa così un’estensione del genogramma stesso. La diagnostica hameriana e la lettura delle modalità familiari associate ad un foglietto embrionale del cervello permette allora di:
• capire il senso psicologico del conflitto in atto e quindi di bloccare la fase simpaticotonica di un conflitto;
• favorire la risoluzione del conflitto ed accompagnare il paziente verso la fase vagotonica;
• affiancare il paziente nel suo processo di vagotonia;
• elaborare il conflitto ed iniziare il processo di decondizionamento psichico;
• bloccare il rischio di recidive;
• impedire l’insorgenza di nuove patologie, durante il processo di elaborazione del conflitto (cosiddette metastasi);
• bloccare il rischio di trasmissione generazionale delle malattie;
• prevenire l’insorgenza ed il rischio di nuove malattie.

NOTA IMPORTANTE: IL GENOGRAMMA O IL CONFLITTOGRAMMA NON HANNO NULLA A CHE FARE CON I TANTI CORSI SULLE COSTELLAZIONI FAMILIARI DI MODA IN QUESTI ANNI.

Il genogramma è uno strumento serio, applicabile esclusivamente da psicoterapeuti familiari e non da “maghetti” vari.
State attenti: destrutturare psichicamente (che significa creare DHS e angosce) una persona è un’attività molto frequente in vari campi che si interessa di “benessere”, che mirano così a favorire una dipendenza al “maghetto” in questione, come fosse un salvatore, un maestro da seguire.
MA COSI’ NON POTRETE MAI RAGGIUNGERE ALCUN LIVELLO DI CRESCITA, E TANTOMENO UNA SPERANZA DI RAGGIUNGERE UNA VAGOTONIA.
Andrete solamente a spendere una barca di soldi in cambio di illusioni e dipendenze. Assicuratevi sempre che la persona che avete davanti sia quantomeno un professionista nel settore, riconosciuto ufficialmente, e diffidate dai “fai da te”.




31/07/2008 12:47
 
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Post: 430
Città: PADOVA
Età: 48
Sesso: Maschile
DIVINITA'
URANO
Interessante l'argomento, magari un po' off topic, ma qui si è in famiglia e si può parlare un po' di tutto, no? (Meno che di calcio, per carità [SM=g27988])

Non mi è chiaro cosa tu intenda per vagotonia, o meglio, perché questo stato sia visto in modo positivo al fine della risoluzione di un conflitto.

Inoltre non capisco l'ostilità nei confronti delle costellazioni, che ritengo comunque una tecnologia utile per capire meglio se stessi.

URANO

Divinità non si nasce, si diventa.

31/07/2008 13:05
 
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Scheda Utente

OFFLINE
Post: 55
Sesso: Femminile
DIVINITA'
DEMETRA
Re:
Milarexxx, 7/31/2008 12:13 PM:




Se rimane imprigionato in questa struttura di richieste esterne, e concepisce, quale unico riferimento, le richieste esterne (genitori, gruppo sociale, politico, religioso, ecc..) si troverà imprigionato in un personaggio diverso da quello che si potrebbe percepire.
Diventa un “non sé”.
In questo modello sociale sono tantissimi i “non sé”.


Ma quante persone possono definirsi allora libere?

Un aspetto cruciale diventa il modo in cui si possono affrontare le crisi evolutive. In particolare le crisi in ambito familiare.
LE CRISI: Ogni evento critico comporta anche la negoziazione di ruoli (marito, padre, figlio…) e di funzioni (chi fa cosa per chi), e quindi una riorganizzazione delle relazioni.





Molto..molto interessante questo articolo, da cui ho estrapolato alcune frasi.

Quanti di noi si sono mai chiesti ...
Sono veramente libero?
Quanto di me ho dovuto modificare?

Ovvio, nessuno ammetterebbe di non essere libero.
Ognuno di noi pronto a dimostrare la propria libertà di pensiero e di azione.

Ma è davvero poi così?

La trappola, a volte, è così sottile che sembra essere una nostra scelta.

Ok...un po' criptica, lo so.


Comunque articolo interessante.


01/08/2008 22:55
 
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Re: Re:
La Libertà è un elemento del tutto soggettivo. Io per esempio amo la libertà di appartenere alla mia donna. Amo la libertà che il mio vizio cuckold mi da di assaporare gioie che uomini prigionieri del moralismo non hanno.

E potrei continuare... ma s'è capito... No?!
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